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  • Don’t Touch Her: Quando il Rock diventa uno scudo (e la gentilezza una rivoluzione)

    Don’t Touch Her: Quando il Rock diventa uno scudo (e la gentilezza una rivoluzione)

    Oggi è il 25 novembre. Una data che non dovrebbe esistere sul calendario, ma che purtroppo pesa come un macigno. È la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

    Quest’anno il mondo punta i riflettori sulla “violenza digitale”, su quelle minacce che viaggiano veloci attraverso gli schermi. Ed è paradossale, vero? Viviamo immersi nella tecnologia, nell’AI, nel futuro, eppure siamo ancora qui a dover ribadire un concetto primordiale, fisico, essenziale: non toccarla.

    L’anno scorso, con la mia band “diffusa” 80 Hundred Miles, abbiamo deciso di non restare in silenzio. Abbiamo preso chitarre, distorsioni e quel nostro “cuore gentile dal sangue bollente” per creare “Don’t Touch Her”.

    Guardatevi intorno. Le classifiche sono piene di giovanissimi “artisti” che masticano parole di spregio come fossero caramelle, normalizzando un linguaggio che trasforma la donna in un oggetto da consumare. Noi, che forse siamo “vecchi” per l’algoritmo ma non per l’anima, rispondiamo con un muro di suono.

    Moly Cat, voce australiana di discendenze Maori, di enorme talento.
    Moly Cat

    Per questo brano non ci siamo accontentati della nostra voce. Abbiamo lanciato un ponte sonoro fino in Australia per coinvolgere Moly Cat, una nostra amica: dolce, sì, ma con una grinta capace di tagliare il mix come un rasoio. Perché la distanza fisica non conta quando l’intento è comune. Le parole che abbiamo scritto io e Michiko sono un invito a non voltarsi dall’altra parte.
    Il risultato è una Metal Ballad che non chiede permesso. Urla.

    “Don’t touch her, don’t break her

    She’s fire, she’s the storm.


    Don’t hurt her, don’t shake her,


    Respect’s the norm.”


    Il rispetto non è un optional, è la norma. O almeno, dovrebbe esserlo.
 In “Don’t Touch Her”, la musica si fa scudo. Le parole non sono lame che feriscono, ma barriere che proteggono. È il nostro modo di dire che la vera forza non sta nell’alzare le mani, ma nel sapere dove stare: dalla parte della dignità. Sempre.

    Ascoltatela qui, a tutto volume. Perché a volte il rock serve proprio a questo: a coprire il rumore dell’indifferenza.

    Michiko, Ricky, Michal, Nguyet, Cody & Moly

    Credits:

    • Performed by: 80 Hundred Miles with Moly Cat
    • Album: Divergent Tales
    • Music: Ricky Guariento
    • Lyrics: Ricky Guariento, Michiko Funakoshi
    • Genre: Rock / Metal Ballad

  • Fuori Ora: Il Funk Del Banco Frigo

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    A volte le canzoni nascono nei posti più assurdi. Tipo la corsia dei surgelati di un supermercato. Questa è nata così, da un mal di pancia epico e dalla voglia di ridere dell’assurdità della vita. Mettete su le cuffie, alzate il volume e fate attenzione al reparto latticini. Buon ascolto!

    Testo:

    
    
    
    
    
    Son venuto per due carote, forse un po’ di pane
    Ma al reparto surgelati m’ha preso un mal di pancia infame.
    L’aria tagliava come un bisturi, i pavimenti erano laghi
    E il mio intestino ha fatto festa tra formaggi e salami vari.

    Stringevo il carrello con le mani gelate
    Nel reparto latte, le mie speranze affondate

    Canto il Funk del banco frigo
    Un freddo nemico
    Lo stomaco mi balla come come fossi ubriaco e svengo
    Congelano i piselli, ma io sto peggio
    Cerco il bagno come fosse un privilegio

    Son venuto per dei biscotti, non per un castigo

    Il freezer cantava un inno funebre, giuro era inquietante
    La pancetta rideva, lo yogurt faceva l'arrogante
    Tra le offerte e gli sconti la mia anima si perde
    Ho rischiato il tracollo vicino al banco delle caramelle

    Perché ogni market è una landa glaciale?
    Anche il pane si mette il cappotto invernale

    Canto il Funk del banco frigo
    Non è un bel gioco
    Congelano i filetti e il mio colon va a fuoco
    Dal tonno surgelato ai piselli tristi
    Sento i brividi più forti e pensieri pessimisti

    Volevo solo un pacco di cracker, non un crollo epico

    Ehi signor direttore, ma lei non ha cuore?
    Sto scrivendo testamento tra un’offerta e un odore
    Alzi la temperatura, la imploro da terra
    O la denuncio mentre il ghiaccio arriva fino al ginocchio!


    Canto il Funk del banco frigo
    E zero sollievo
    Sto correndo tra i detersivi come un video a due per
    Congelano la pizza, ma il mio onore è perso
    Sono più fragile di un surgelato rovescio

    E tutto questo per due uova e un po’ di couscous…

    Sé questa canzone ti parla…ma proprio tanto, ricorda: non sei tu il problema! Sei solo vittima di un ‘sistema refrigerante perverso’.

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