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  • E quello che farete al più piccolo tra voi…

    E quello che farete al più piccolo tra voi…

    Ci sono parole che non si possono addomesticare. Parole che non invecchiano. Parole che, se le prendi sul serio, ti costringono a guardarti dentro senza scuse.

    Gesù, durante la sua Passione, sorprende sempre. Non grida vendetta, non lancia maledizioni. Non cerca nemmeno di difendersi: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno.”

    Ma quando si tratta dei piccoli, delle creature fragili, la sua voce diventa di pietra. Nessuna sfumatura, nessun compromesso: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me».

    È una sentenza, nuda e cruda. Non parla di colpe generiche, parla di azioni concrete. O fai, o non fai. E se non lo fai, è come se avessi voltato le spalle a Lui.

    E allora, ditemi: quando qualcuno brandisce il Vangelo come un’arma da comizio, quando urla “Dio, Patria e Famiglia” da un palco politico, ha davvero capito che cosa sta pronunciando? Perché se Dio è ridotto a un logo elettorale, se la Patria diventa un recinto che esclude, se la Famiglia è soltanto una parola vuota buona per i manifesti… allora siamo già fuori strada.

    Il Vangelo non si piega alle convenienze. Il Vangelo ti scomoda, ti costringe a cambiare, a guardare chi non vorresti guardare: il povero, lo straniero, il bambino che non ha nulla.

    Viviamo in un mondo che classifica anche l’innocenza. Ci sono bambini che hanno diritto alla scuola, al gioco, a un futuro. E bambini che nascono già scartati, già segnati da una condanna invisibile.

    Non parliamo solo di “serie A” e “serie B”: la verità più dura è che la maggioranza non entra nemmeno in campo. Non hanno scarpe, non hanno arbitri, non hanno regole che li proteggano. Sono fuori dal campionato della vita prima ancora di cominciare.

    E poi c’è Gaza.

    Ogni giorno, immagini di ospedali sventrati, scuole trasformate in macerie, bambini estratti dalla polvere con gli occhi spalancati di terrore.

    Eppure, se osi dire che è inaccettabile, ti accusano di… antisemitismo. Ma i veri antisemiti non sono forse quelli che legittimano il genocidio di un popolo, tradendo la stessa memoria che dicono di difendere?

    Chi applaude alle bombe non protegge nessuno: semina solo odio che tornerà, ancora più feroce.

    Il bambino di Gaza sotto le macerie e il bambino di Tel Aviv in un bunker hanno lo stesso diritto di svegliarsi domattina.

    E non sono diversi dal bambino di Milano o di Nairobi: Il dolore ha lo stesso pianto, la stessa fame, la stessa paura.

    Il Vangelo non dice: “Proteggete solo quelli che vi somigliano”. Dice: «Quello che fate, o non fate, al più piccolo… lo fate, o non lo fate, a me».

    La domanda, alla fine, resta lì. Immobile, tagliente come una lama.

    Se fosse tuo figlio sotto quelle macerie? Se fosse tua figlia a non avere un letto, un bicchiere d’acqua, una carezza? Ti basterebbe ancora dire: “Non è affar mio”?

    Forse è qui che Gesù ci mette con le spalle al muro: non davanti a Dio, ma davanti a noi stessi. Perché non si tratta di religione, né di politica, né di ideologia.

    Si tratta di sguardi.

    Di volti concreti.

    Di mani piccole da stringere.

    È lì che si misura la nostra umanità.

    E, se davvero crediamo in qualcosa, è lì che si misura anche la nostra fede.

    Il resto sono solo le stramaledette parole una politica senza più un briciolo di anima.

  • Stay Human – Restare umani quando il mondo impazzisce

    Ascolta il brano anche su: Apple Music, Amazon Music, YouTube

    Viviamo in un’epoca in cui la parola pace sembra diventata un’utopia e il semplice rimanere umani un atto di follia. 🌍

    La Palestina e Gaza, dall’Ucraina all’Africa, i nomi cambiano ma la tragedia resta la stessa: innocenti sacrificati nei giochi di potere, quando non veri e propri genocidi.

    Proprio per questo, il brano Stay Human del nostro album Divergent Tales (uscito lo scorso anno), oggi suona ancora più urgente e necessario. Non è solo una canzone: è un appello, un grido, un promemoria per non smarrire la luce dentro di noi.

    Ecco il testo, tradotto in italiano:

    Nei corridoi del potere, dove strisciano le ombre,
    figure immense giocano a un gioco oscuro.
    Con un lancio di dadi decidono il destino,
    di vite invisibili, un peso insopportabile.

    Sussurri riecheggiano nei palazzi di marmo,
    ogni parola una mossa, mentre il buio chiama.
    Gli innocenti diventano semplici pedine,
    mentre i potenti perdono la via.

    Si arrampicano così in alto, toccano il cielo,
    ma perdono l’anima in un battito di ciglia.
    La corona pesa, il trono è una gabbia,
    mentre firmano i loro nomi sulla pagina della storia.

    Resta umano, di fronte alla notte,
    aggrappati a ciò che è giusto e corretto.
    Non lasciare che l’oscurità consumi la tua luce,
    Resta umano, continua a lottare.


    Il martello cade e il silenzio regna,
    il pianto di un bambino, il dolore di una madre.
    Ordini impartiti senza ripensamenti,
    per le vite di chi ha combattuto.

    Un’illusione di grandezza, una trance divina,
    credendo di avere il mondo nelle mani.
    Ma ogni impero crolla, ogni regno finisce,
    e tra le rovine, quale messaggio rimarrà?

    Resta umano, non perdere il cuore,
    alla fine tutti abbiamo una parte.
    In questo mondo che può dividerci,
    Resta umano, è da lì che si riparte.


    Puoi sentire la preghiera nel vento?
    È un richiamo a rialzarsi, a ricucire.
    A ricordare la forza dentro di noi,
    a scegliere la vita, a difenderla.

    Resta umano, è la nostra preghiera,
    per un mondo dove siamo tutti liberi.
    Davanti alla tirannia,
    Resta umano, lascia che sia.


    Così quando la notte è fredda e resti solo,
    ricorda l’amore che hai sempre conosciuto.
    Nel cuore dell’umanità, lascia che risplenda:
    Resta umano, è scolpito nella pietra.


    80 Hundred Miles – Chi siamo

    Siamo nati come un trio “a distanza”:

    • Ricky – L’Italian Rocker, 50 anni, anima rock che porta con sé le vibrazioni immortali dei ’70 e ’80.
    • Michal- Il Dutch Maestro, 32 anni, alchimista di elettronica e sperimentazione.
    • Michiko – La Japanese Metalhead, 27 anni, pura energia metal che incendia ogni riff.

    E poi la famiglia, durante il viaggio, è aumentata:

    • Nguyet, 42 anni dal Vietnam, polistrumentista, anima ritmica e chitarrista dal groove inossidabile.
    • Cody, 18 anni dagli Stati Uniti, giovane virtuoso della chitarra solista, la freschezza che spinge lo sguardo verso il futuro.

    Ci chiamiamo 80 Hundred Miles perché le distanze ci dividono, ma è proprio quella distanza a darci forza: dimostra che la musica non ha confini, né di spazio, né di età, né di stile.

    I nostri valori sono semplici, ma radicali:

    • Restare umani in un mondo che ci spinge a dimenticarlo.
    • Creare ponti invece che muri.
    • Cantare la diversità come armonia.

    Ogni nota è un passo che ci avvicina. Ogni canzone è una dichiarazione di resistenza.


    👉 Chiudo il post con un invito:

    “Se anche tu credi che restare umani sia l’unica vera rivoluzione, ascolta Stay Human. Condividila. E, soprattutto, vivila.”