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  • 5 Secondi di Follia: Quando l’Intelligenza Artificiale Salva un Idiota

    5 Secondi di Follia: Quando l’Intelligenza Artificiale Salva un Idiota

    Guidatore arrabbiato al volante - rabbia stradale cartoon
    Ricostruzione artistica abbastanza fedele dell’automobilista medio italiano alle 7:30 del mattino. (Credits: Disney, obviously)

    Il clacson mi prende come un pugno nello stomaco. Sono a metà dell’inserimento, tutto calcolato: velocità, spazio, tempistiche. Quindici metri di abbrivio, freccia sinistra lampeggiante, nessun disturbo al traffico. Eppure qualcuno sta suonando come se stessi commettendo un crimine contro l’umanità.

    Torniamo indietro di venti secondi. Uscita tangenziale nord direzione Limena, poco prima dell’autostrada. Orario anticipato rispetto al solito – il traffico scorre fluido come raramente capita. Scendo dalla rampa, freccia a sinistra, una macchina mi passa. Guardo lo specchietto: la successiva è ancora distante, stessa velocità della precedente.

    Accelero. Prendo la velocità del flusso, inizio a spostarmi verso sinistra. Nessuna manovra azzardata, nessun azzardo da guidatore della domenica. Solo fisica applicata e buon senso al volante.

    Poi arriva il clacson.

    L’auto che mi seguiva dalla tangenziale non sta più mantenendo la velocità. Sta accelerando. A tavoletta. Il clacson continua imperterrito, si aggiungono i fari abbaglianti in modalità strobo. Mi sposto sulla destra, rallento – più che altro per capire cosa diavolo stia succedendo.

    Mi sorpassa a velocità folle. Giro la testa. Il tizio mi sta urlando contro. Faccia rossa, gesti rabbiosi, espressione da guerriero della strada. Un flash, un lampo, un attimo.

    Con la coda dell’occhio – mentre sono ancora girato con l’espressione probabilmente ebete di chi assiste all’assurdo – vedo un bagliore rosso.

    Stop. La macchina davanti sta frenando.

    Nella mia mente vedo già lo schianto. Il suono della lamiera, il vetro, l’airbag che esplode. Il povero malcapitato che si ritroverà questo pazzo dentro l’abitacolo.

    Ma le macchine moderne sono più intelligenti di noi. Qualche sensore governato da un’intelligenza artificiale ad auto-apprendimento capisce che il suo idiota proprietario sta per fare “boom”.

    Frenata d’emergenza. Così violenta che vedo l’incauto automobilastro sbalzarsi in avanti, trattenuto dalla cintura. (Peccato, penso. Una bella frattura del setto nasale sulla corona del volante forse gli sarebbe servita).

    Ma la fisica ha le sue regole. Per quanto potenti fossero i freni di quel SUV nero con l’elica davanti, l’inerzia esige il suo tributo. Un “tunk” secco di plastiche che si toccano. Stop di entrambe le auto. Io sfilo sulla sinistra, ancora nella corsia di immissione, testimone involontario.

    Cinque secondi. Non è durato più di cinque. Tanto basta a un turbodiesel sotto un piede collegato a un cervello privo di giudizio per guadagnare qualche decina di chilometri all’ora e provocare un tamponamento evitabile.

    Tanto basta per farmi dubitare, ancora una volta, del genere umano.

    Mi chiedo: quanto ci vorrà prima che inventiamo sensori di giudizio da impiantare nel cervello? Perché evidentemente i sensori dell’auto funzionano meglio del cervello del guidatore. L’algoritmo batte l’istinto. Il silicio salva la carne.

    E io, che passo il tempo a diffidare degli algoritmi e a cercare l’autenticità umana, mi ritrovo a fare il tifo per una macchina che frena al posto del suo padrone.

    https://ilrickyverso.it